Pubblico delle grandi occasioni, tensione che si avverte nettamente, partita che deve assolutamente dare delle certezze. Dagli altoparlanti lo speaker annuncia la formazione che dovrà contrastare il Palermo ma che dovrà dimostrare, al tempo stesso, che Avellino è stato solo un incidente di percorso. Tra la gente sugli spalti si alza qualche mugugno. C’è chi si aspettava Gerbo, mancano Agazzi e Deli, in attacco non viene schierato Chiricò.
La squadra entra in campo guidata dal capitano di sempre, quel Cristian Agnelli che in questa stagione ha cominciato dalla panchina.
In settimana calciatori e tecnico avevano annunciato che contro la squadra siciliana avrebbero messo in campo quella grinta e quella determinazione che si erano viste a sprazzi nelle prime due gare ma che era stata la vera assente nella trasferta al Partenio. A guidare questa impresa viene richiamato ancora lui, il capitano.
Fischio d’inizio e il Foggia dimostra di saper buttare il cuore oltre l’ostacolo. Al centro della manovra giganteggia di nuovo lui, Cristian. Prende la squadra per mano e la guida in una gara che non è certo un’ultima spiaggia ma che può dire tanto su quello che può essere il ruolo che i rossoneri svolgeranno in questa stagione.
Agnelli a centrocampo recupera decine di palloni, imposta e lancia per i compagni, la manovra passa sempre attraverso le sue giocate, mai improvvisate e mai banali. Sa di doversi prendere la responsabilità di guidare la squadra e lo fa senza tentennamenti guidato dalla testa ma soprattutto dal cuore, quel cuore di chi ha contribuito ad arrivare sin qui dalla polvere dei campi dei dilettanti.
E se la pacca sulla spalla ad inizio gara gliela dà Stroppa, la standing ovation dello Zaccheria al momento della sua sostituzione nel secondo tempo lo promuove a pieno titolo migliore in campo senza ombra di dubbio.
La strada da percorrere in questo campionato resta impervia e perennemente in salita. Non sappiamo se Stroppa abbia trovato la quadratura del cerchio, non possiamo prevedere se si affiderà costantemente ad Agnelli per riuscire nell’impresa ardua di una salvezza tranquilla ma un uomo così che riesce a guidare il gruppo fuori e dentro dal campo probabilmente rappresenta quell’elemento che qualsiasi allenatore vorrebbe in organico.
Siamo certi che la standing ovation, così come qualche critica che ingenerosamente ha subito in passato, non riusciranno a deviare una rotta sempre guidata dall’equilibrio e dal cuore.
Il popolo rossonero può dormire sogni tranquilli se al timone di questa barca avrà ancora per molto questo capitano.